L’allenatore del Brera Ilch Andrea Mazza ha raccontato la sua avventura in Mongolia in una bella intervista concessa alla pagina ‘I Racconti del CAF”. Mazza ci porta con la sua esperienza una testimonianza di una cultura calcistica a molti ancora sconosciuta e che, secondo lui, ha margini di miglioramento.
La scelta di affrontare questa sfida: “Io ero già stato chiamato l’anno scorso dalla Brera Holding, in quanto la squadra era in enorme difficoltà. Inizialmente ho desistito un po’dall’idea di venire in Mongolia, poi ho deciso di provare questa esperienza e sperimentare un nuovo calcio. Poi alla fine siamo riusciti a salvarci ampiamente e formato un buonissimo gruppo”.
Le differenze con la mentalità calcistica italiana: “A livello di gestione è molto differente, l’atmosfera è più tranquilla e distesa, forse a volte troppo. Anche prima delle partite il clima è disteso e a volte devo richiamare i ragazzi all’ordine, noi in Italia siamo abituati a vivere le partite e il calcio in un certo modo, qui è tutto più disteso. Anche gli allenamenti è difficile che la squadra sia al completo, c’è sempre qualche assente e talvolta mi è capitato di dover riorganizzare all’ultimo l’allenamento”.
Le caratteristiche del movimento calcistico mongolo: “Ci sono dei giocatori che hanno delle qualità tecniche e tattiche molto importanti che sono sopra la media, ce ne sono pochi, ma ci sono. La qualità tutto sommato c’è e quelli più talentuosi riescono a coprire quelli più “indietro”. Generalmente sono abituati a concepire solo la fase offensiva, per poi andare in difficoltà in quella difensiva e spesso le squadre si sbilanciano, pertanto devo preparare allenamenti specifici per curare la fase difensiva e di ripiego, ma per quanto riguarda l’andare avanti sono molto bravi”.
La vita in Mongolia: “Appena arrivato in Mongolia, attorno a me vedevo solo neve e c’era un freddo esagerato, pensavo di essere abituato, invece mi sono dovuto adattare. Per il resto si sta bene, la città è decisamente caotica, però sono organizzati bene e ultimamente stanno apportando molte migliorie. Hanno una forte volontà di crescere e di farlo bene”.
Le prospettive: “Ho dei forti dubbi che la Mongolia possa diventare una situazione calcistica importante, in quanto sotto questo aspetto sono molto fermi e convinti sul loro operato, non “ascoltando” quelli che hanno più esperienza e ne sanno qualcosa in più. Io ho giocato a lungo, poi ho allenato in diverse parti ed ho imparato tanto, aprendomi all’apprendimento e a conoscere nuove cose, così come in altre realtà, ho sempre notato la grande volontà di aprirsi e migliorarsi, qui invece sono più fermi sul loro ed è un gran limite. Un’altra cosa è quella dei portieri, è possibile far giocare solo portieri mongoli, il problema è che hanno molto da migliorare ed introdurre portieri provenienti da paesi con più tradizione potrebbe essere d’aiuto, ma su questo sono irremovibili”.