BRERA ON THE ROAD
Con questo articolo Luca Savarese comincia la sua collaborazione con il Brera Calcio in qualità di responsabile della comunicazione.
Macchinate a Vercelli, nel giorno del Tour sull’Izoard, il Brera fa la sua pedalata. Contro la Pro solo 3 gol subiti
La colonnina di Mercurio supera ampiamente i 30 gradi. Milano è un agglomerato unico di afa ed asfalto. Il Tour de France arriva sul monte dell’Izoard. Roba da duri. Anche il Brera vive la sua pedalata. Ritrovo previsto per le 16.30 a Bisceglie. Destinazione Vercelli. Cose da tosti. Qualche polo grigia con il marchio del Brera s’intravvede. I ragazzi arrivano alla spicciolata ma con un ingrediente fondamentale: il sorriso. Stuzzica la trasferta, di lusso, in quel di Vercelli. Insomma, le bianche casacche, i 7 scudetti, il Silvio Piola, tutta roba da sgranocchiare sotto i denti, tra una chiacchiera e l’altra, nell’attesa. Intanto il gruppo si compatta. Arrivano i volti noti, si salutano i nuovi. Arriva il pres, poi il dirigente Leo. Si, a questo punto si può partire. Cosi’ parte il torpedone, fatto da più autovetture. “La vera differenza tra i dilettanti ed i professionisti è che questi ultimi se giocano a San Siro, ridono e scherzano prima della partita ma appena parte la gara diventano serissimi. Mentre i dilettanti, prima di un simile impegno, se la fanno addosso. I giocatori del Brera, almeno da questo punto di vista, sono veri professionisti”. Il pres, al volante, centellina perle di saggezza. Nessuna musica, ma le note di desideri di calcio. Il contingente arriva nella cittadina delle mondine e del riso. La Pro, è un cantiere aperto: la squadra, ha appena finito di affrontare l’Equipe Lombardia, ed ora si prepara a scendere in campo contro il Brera. Nei corridoi, parla la storia. Gigantografie di Silvio Piola, da quelle parti, un marchio di fabbrica e una fabbrica di gol. 51 in 127 partite, dal 1929 al 1934, con la casacca della Pro. Da un bomber della storia, ad uno del recente passato, Alberto fa di nome, Gilardino di cognome. Oggi allena la Pro. Ad un certo punto esce da una porta: capelli leggermente sul collo, AG, le sue iniziali, ben impresse sulla maglia blu d’allenamento. Inizia il fermento di chi lo ha riconosciuto. Un’aurea lo avvolge e del resto non può che essere così, per uno che l’oro della coppa più bella, l’ha toccato in una notte di luglio di 13 anni fa. Ma il presente, il tempo che il calcio declina meglio, dice che ora si gioca Pro Vercelli-Brera. Una sessantina di persone si registrano, assiepate, nella tribuna centrale, appena sopra le due panchine. Pronti via, ed e’ subito il Brera: Calle imbecca Paolino, azione da manuale, palo. La Pro, è avvisata. Certo, Gila, dopo aver impegnato le prime linee nel test precedente (vinto 6 a 0 contro l’Equipe Lombardia) ora presenta una squadra tutta rimpolpata di giovani, ma è sempre la Pro, titolarissimi o rincalzi che siano. La Pro trova il vantaggio con Carosso, cresciuto nelle giovanili sotto l’egida di Franco Semioli, abile a svettare di testa. Ma il Brera è lì sul pezzo ed ha un merito non indifferente, quello di rendere il match non scontato, non di immediata lettura per la boy band del Gila. Erradi, firma il raddoppio. Il secondo tempo offre al Brera altre occasioni. Colombo, pero’ con un destro di prima intenzione, chiude i conti per i piemontesi. No, questa volta nessun pallottoliere per i neroverdi. Negli spogliatoi bel gesto dei padroni di casa che offrono una pizza. Le grandi squadre, si vedono anche da questi piccoli gesti. E’ tempo di rientrare. La macchina del pres, forse causa il caldo, sembra non voler partire. Ma, grazie alla spinta dei suoi ragazzi, riprende subito ritmo. Quello che il Brera ha mostrato, quello dal quale ripartire, nelle prossime avventure. Insomma il rapporto dei pedali, specie nella seconda parte, è sembrato quello giusto. E poi non tutte le tappe si chiamano Izoard, cioe’ Pro Vercelli.